Ultimo aggiornamento 31/10/2018 12:26
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L’approccio riabilitativo può assicurare ai pazienti ottimi risultati soprattutto nell’ ambito della ri-educazione alla deambulazione, del riassetto di equilibrio e flessibilità e nel favorire l’innesco del movimento.
Oltre a questi aspetti, la riabilitazione può agire anche dal punto di vista della gestione dei sintomi non motori, del miglioramento della capacità aerobica e dell’indipendenza funzionale nelle attività di vita quotidiana, come riportato nelle linee guida del NICE.
La terapia non farmacologica, intesa come riabilitazione, è un aspetto relativamente giovane nell’ ambito dei possibili approcci terapeutici alla patologia, basti pensare che, a partire dalla fine degli anni novanta del secolo scorso fino ad oggi, il numero di studi pubblicati sulla riabilitazione della malattia di Parkinson è in continua ascesa e soltanto negli ultimi anni cominciano a emergere studi che riportano risultati positivi anche dal punto di vista dell’ Evidence Based Medicine. Ad esempio, una review Cochrane ha analizzato 33 trials clinici nei quali venivano messi a confronto la terapia riabilitativa di fisiochinesiterapia con il non-intervento. Da questa analisi si è evidenziato come i pazienti trattati manifestino un significativo miglioramento di vari parametri del cammino (velocità, walking test di 2 o 6 minuti), della motilità funzionale, dell’equilibrio e della disabilità misurata con scala UPDRS. Gli autori sottolineano comunque che, attualmente, i diversi approcci fisioterapici utilizzati sono numerosi e rimane quindi la necessità di stabilire un linea comune sulla “best practice” nella riabilitazione della malattia di Parkinson.
In generale si può affermare che l’obiettivo primario della terapia riabilitativa di questa patologia è quello di supplire agli automatismi motori deficitari, ricercando strategie motorie alternative per raggiungere il maggior grado possibile di autonomia funzionale, tenendo presente che, come sottolineato dalle Linee Guida LIMPE, più che la capacità di muoversi, è carente la fase di attivazione del movimento. Tuttavia, questo principio generale deve essere adattato alla gravità di malattia in ciascun paziente, perciò nella pratica clinica è utile porsi precisi obiettivi riabilitativi in relazione allo stadio di malattia secondo la classificazione di Hoehn-Yahr (tabella 1).
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